Il Vasari racconta che alla vista di cotanta bravura e bellezza “…l’Andrea mai più volle toccare i colori, sdegnatosi che il fanciullo ne sapesse più di lui…”. Il talento di Leonardo era evidente e straordinario, ma nonostante questo gli esordi non furono facili e, quando pareva avere “campo libero” a Firenze – atteso che gli artisti più anziani e quotati si erano trasferiti a Roma – fu mandato da Lorenzo il Magnifico a Milano presso la Corte del suo alleato Ludovico Sforza.
Qui entrò in società con i fratelli De Predis titolari di una loro bottega: gli artisti ricevettero una commissione da parte della Confraternita di Santa Maria della Concezione, avente ad oggetto – tra l’altro – la realizzazione da parte di Leonardo di una Madonna con Angeli e Santi.
Pare che tra le parti fosse stato sottoscritto un contratto, con la precisa descrizione della prestazione dovuta, compreso il colore delle vesti, il modo in cui i personaggi dovevano presentarsi e lo stile dell’opera.
Leonardo, per essere adempiente ai propri obblighi avrebbe dovuto attenersi alle condizioni contrattuali, ma è noto che genio e regole raramente vanno d’accordo e per l’artista i contratti erano una mera formalità.
Discostandosi clamorosamente dalle istruzioni pattuite, Leonardo realizzò un’opera straordinariamente bella, ma del tutto diversa da quella richiesta: il dipinto rappresentava un episodio che neppure compare sulla Bibbia, secondo gli storici dell’arte la fonte ispiratrice sarebbe nei Vangeli apocrifi, ovvero quelli mai approvati dalla Chiesa. Nessuno prima di allora aveva osato pensare di raffigurare una scena tratta da tali testi per una pala d’altare.
Difficile non riscontrare un inesatto adempimento della prestazione resa dall’artista, la quale – secondo la committente – andava ben oltre la “libera interpretazione” dell’episodio da rappresentare.
Oltre a questo, attraeva l’attenzione la figura dell’Angelo Uriel: la creatura divina portatrice di luce era talmente bella da essere considerata quasi inquietante, il suo sguardo magnetico, leggermente enigmatico, in modo del tutto inusuale era rivolto fuori dal quadro verso lo spettatore e quel viso era così perfetto da sembrare quello di una ragazza. Era troppo.
Prevedibilmente, committenti non furono per niente soddisfatti dell’opera e rifiutarono il pagamento concordato, offrendo una somma molto inferiore a quanto richiesto a saldo dagli artisti.
La controversia proseguì per qualche tempo, senza esiti positivi, tanto è vero che de Predis minacciò di vendere l’opera a terzi pronti a pagare un prezzo ben più alto.
Ludovico il Moro cercò di mediare tra le posizioni dei due contendenti, aprendo una vera e propria negoziazione, con tanto di “Consulenza tecnica” dell’epoca: vennero, infatti, convocati diversi esperti cosicché fossero rappresentate tutte le parti in causa; i consulenti avevano anche il potere di conciliare la lite – esattamente come accade oggi – ma non si raggiunse alcun accordo, ipotesi frequente anche questa ai giorni nostri.

Il Diritto Perfetto - Vergine delle Rocce - Leonardo da Vinci dettaglio

Vergine delle Rocce di Leonardo da Vinci – Dettaglio


Fu così che la Pala venne rimossa per volere degli artisti e si aprì un lungo contenzioso, che porterà Leonardo a dipingere una seconda versione della Vergine delle Rocce – oggi conservata a Londra – leggermente diversa: l’Angelo, sempre bellissimo, diventa una presenza più discreta, il suo sguardo non è più rivolto allo spettatore e anche il gioco di luce è riservato ai soli personaggi, mentre altre correzioni riguardanti il piccolo San Giovanni ne fanno una rappresentazione più accettabile per la committente, che posizionerà l’opera sull’altare della cappella dov’era destinata.
Il pagamento andò a buon fine, anche se l’attesa durò venticinque anni, in quanto gli artisti incassarono l’ultima rata del prezzo nel 1508.
La prima versione del capolavoro, esposta al Musèe du Louvre, rimane certamente quella più suggestiva e seppur siano passati più di cinquecento anni da quando la mano di Leonardo diede vita a quella meravigliosa efebica divina creatura, nessuno mai è rimasto inerte di fronte al suo languido sguardo in tralice.