La decorazione è sempre ricca e opulenta, un tripudio di sete, trine e merletti; dominano le linee morbide e gli arabeschi, i colori si attenuano e largo spazio viene lasciato al rosa e al celeste.
Nella celeberrima opera “I fortunati casi dell’Altalena” – meglio nota come “L’Altalena” – la superba mano di Jean-Honoré Fragonard ha magistralmente evocato lo spirito leggero, la bellezza e l’esaltazione del divertimento tipico di quel tempo.
Inizialmente il committente, si pensa un nobile francese, si rivolse a Gabriel-Francois Doyen descrivendo con precisione quale doveva essere il contenuto dell’opera; Doyen, specializzato in dipinti religiosi, rifiutò l’incarico e lo passò al collega Fragonard, il quale realizzò quanto richiesto: un religioso spingeva la moglie del nobile sull’altalena, mentre lui nascosto dietro a un cespuglio spiava sotto la gonna della signora.
Il risultato fu un capolavoro di virtuosismo unito a un’evidente sensualità: l’allusivo movimento dell’altalena, la scarpetta che vola via, la gonna alzata dal vento che lascia intravedere le calze candide trattenute da una giarrettiera, mentre lui sdraiato tra i cespugli coglie l’attimo per guardare sotto la veste di lei, tutto sottende un esplicito messaggio erotico.
Da sempre il sapiente gioco della seduzione passa anche attraverso il visto e non visto e lo sbirciare sotto la gonna delle signore pur essendo prassi antica è ampiamente diffusa ancora oggi. Talvolta può accadere che il sottile limite del corteggiamento e del gioco delle parti venga superato, scivolando in atteggiamenti che possono assumere connotati lesivi dell’immagine, del decoro e della libertà altrui.
Il travolgente progresso tecnologico ha contribuito a creare dei voyeurs 3.0, i quali non si limitano più all’occhiata indiscreta, ma provvedono a immortalare l’evento a suon di clic di smartphone, o microcamere della più svariata natura e dimensione, con frequente condivisione social dell’ambita immagine-trofeo. L’upskirting, ovvero la pratica voyeuristica di scattare foto sotto le gonne delle signore, è in continua espansione, ma risulta difficile da perseguire legalmente, in quanto al momento non esiste una fattispecie di reato entro la quale sussumere tale spregevole condotta, in particolare nei casi in cui l’immagine sia stata “rubata” in un luogo pubblico.
Le cronache raccontano che neppure quando il voyeur 3.0, con più di 5000 immagini in archivio, è stato colto sul fatto (si direbbe in flagranza se ci fosse un reato), si è arrivati a una condanna e il Tribunale di Milano è stato costretto a pronunciare sentenza di assoluzione nei confronti dell’imputato, verosimilmente perché il fatto non costituisce reato.
I Giudici non hanno avuto scelta: niente norma incriminatrice, niente condanna. Peraltro, va sottolineato come l’upskirting non presenti i connotati della violenza privata, mancando del tutto la coartazione della volontà delle vittime, le quali al momento del fatto erano ignare e inconsapevoli e mai ebbero contezza di essere fotografate; neppure può trovare applicazione la norma sulla molestia, in quanto l’atteggiamento che reca disturbo deve essere percepito dalla persona offesa, cosa che non avviene in siffatte situazioni.
Sotto il profilo civilistico qualsiasi risarcimento è stato escluso, non essendo stato possibile procedere con l’identificazione delle vittime, con conseguente impossibilità di dimostrare l’eventuale danno dalle stesse sofferto.
L’upskirting non è un gioco di seduzione e neppure un corteggiamento un po’ fuori dagli schemi: si tratta, invece, di un’evidente violazione della dignità e dell’immagine della persona, indipendentemente dal fatto ch’essa ne sia consapevole o meno; per tali ragioni da più parti – anche a livello europeo atteso che il fenomeno è fortemente sentito nel Regno Unito – si chiede un pronto intervento con mano ferma da parte Legislatore… nel frattempo… ragazze usate pure la gonna corta, ma occhio all’occhio indiscreto.