Michelangelo Merisi amatissimo e controverso, noto per il carattere irruento e irrequieto, rappresenta il punto di rottura della Storia dell’arte: le sue opere, forti e innovative, per la prima volta rappresentavano la realtà delle strade di Roma, momenti di vita quotidiana, talvolta, oltre i limiti della moralità e della legalità.
All’epoca il gioco delle carte era pratica abituale e numerosi erano i processi contro i bari professionisti che, grazie ai loro trucchi, riuscivano a scucire agli ignari malcapitati diversi denari. Nel celebre dipinto “I bari” il fatto viene magistralmente rappresentato da Caravaggio: si raffigura in ogni dettaglio l’imbroglio messo in atto dai due loschi figuri a danno del bel giovane con l’abito più scuro.
Il raggiro viene compiuto grazie alle carte nascoste dietro alla schiena del giocatore con la piuma consunta, mentre il complice sbirciando le carte della vittima suggerisce quale giocare.
Se da un lato si può sostenere che il quadro evidenzi la condotta truffaldina, dall’altro denuncia il vizio del gioco come un malcostume largamente diffuso ancora oggi.
Nell’attuale ordinamento il debito di gioco, inteso quale somma di denaro dovuta da un partecipante a un altro in base all’esito del gioco stesso, rientra tra le cosiddette obbligazioni naturali.
Le legge qualifica le obbligazioni naturali come quelle prestazioni non giuridicamente vincolanti, ma dovute per ragioni morali o sociali: in altre parole, nessun creditore di un debito di gioco potrà mai rivolgersi a un giudice per ottenere la condanna del debitore; tuttavia se quest’ultimo provvede spontaneamente all’adempimento non può pretendere poi la restituzione di quanto versato.
Specifichiamo che per dovere morale s’intende un obbligo di carattere etico, che vincola il soggetto a livello personale, mentre il dovere sociale è il dovere sentito come tale dalla collettività.
Requisito essenziale è che il debitore nel momento in cui paga il debito di gioco sia capace d’intendere e volere e non sia sottoposto a misure restrittive della capacità d’agire.
Attualmente è frequente che i soggetti affetti da ludopatia – il vizio del gioco riconosciuto a seguito di accertamento medico legale – siano sottoposti ad Amministrazione di Sostegno, la quale consiste nella nomina di un soggetto amministratore che affianchi e/o sostituisca la persona dipendente dal vizio del gioco nel compimento degli atti giuridici che il Giudice indicherà. Trattasi di una misura di protezione del soggetto e del suo patrimonio perfettamente adattabile alle diverse necessità che si presentano caso per caso; essa non è mai definitiva, potendo essere revocata nel momento in cui risulterà che la persona abbia superato la ludopatia grazie a idonei percorsi di terapia e recupero.
Vi da dire, infine, che nel caso in cui si tratti di gioco d’azzardo, fattispecie penalmente rilevante per il nostro ordinamento, il pagamento del debito effettuato da soggetto pienamente capace d’agire parrebbe anch’esso non essere soggetto a restituzione (“ripetibile”) sulla base del concetto della “reciproca turpitudine”.